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Pertini, Alessandro.

(detto Sandro). Uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza e Scienze politiche e sociali, prese parte alla prima guerra mondiale e nel 1918 aderì al Partito Socialista. Fermo oppositore del Fascismo, subì negli anni seguenti varie aggressioni e soprusi da parte dello squadrismo di regime. Condannato una prima volta nel 1925 a un anno di reclusione per attività antifascista, subì una nuova condanna l'anno successivo per aver favorito, insieme a C. Rosselli, F. Parri e altri, l'espatrio clandestino di F. Turati in Francia. Durante l'esilio francese, cui anch'egli fu costretto, P. non interruppe l'attività di propaganda antifascista, arrivando anche a subire una lieve condanna da parte del Tribunale di Nizza. Rientrato in Italia clandestinamente alla fine del 1928, venne di lì a poco arrestato e, nel novembre dell'anno successivo, condannato dal Tribunale speciale a 11 anni di carcere. Scontata la pena (P. rifiutò la domanda di grazia inoltrata a Mussolini dalla madre), venne mandato al confino prima sull'isola di Ponza, quindi a Ventotene, e poté ritornare in libertà solo nell'agosto 1943. Raggiunta Roma, entrò a far parte del primo esecutivo del ricostituito Partito Socialista e, insieme a Saragat e a Nenni, partecipò attivamente alla difesa della capitale. Arrestato nuovamente dalle SS naziste, fu condannato a morte, ma grazie all'aiuto dei compagni, insieme a Saragat riuscì a evadere nel gennaio 1944 dal carcere di Regina Coeli. Giunto a Milano, entrò a far parte del Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) in qualità di rappresentante del Partito Socialista, apportando un contributo determinante ai moti insurrezionali dell'aprile del 1945. Segretario del PSI nell'immediato dopoguerra, unì all'attività politica quella giornalistica, ricoprendo la carica di direttore dei quotidiani "Avanti!" (1946, 1948, 1950-52) e del "Lavoro Nuovo" (1947-68) di Genova. Convinto assertore dell'autonomia socialista, nel 1948 P. si oppose decisamente alla formazione di un Fronte popolare comune, continuando tuttavia a operare sempre in direzione dell'unità delle sinistre. Deputato alla Costituente e medaglia d'oro della Resistenza, fu eletto in tutte le legislature a partire dal 1953. Eletto presidente della Camera nel 1968 e riconfermato a seguito delle elezioni del maggio 1972, abbandonò la carica nel 1976 per assumere, nel 1978, il titolo di presidente della Repubblica, primo socialista nella storia del Paese. La sua elezione fu sostenuta da una vasta maggioranza che escluse solo l'estrema destra. Per la prima volta sotto il suo mandato venne affidato il compito per la costituzione del nuovo Governo a laici e socialisti, così come vennero adottate nuove soluzioni per fronteggiare le numerose crisi di Governo. Ciò nonostante, più volte i suoi interventi e le sue dichiarazioni suscitarono polemiche da parte di quanti vedevano in ciò una dilatazione eccessiva delle competenze che il suo ruolo gli assegnava. Nel 1985, poco prima della scadenza del mandato presidenziale, si dimise dalla carica. P. fu anche autore di scritti e memorie sull'antifascismo, fra i quali Sei condanne, due evasioni (1970) (Stella, Savona 1896 - Roma 1990).
Sandro Pertini

"Pertini: vocazione alla libertà" di Mario Guidotti