(detto
Sandro). Uomo politico italiano. Laureatosi in Giurisprudenza e
Scienze politiche e sociali, prese parte alla prima guerra mondiale e nel 1918
aderì al Partito Socialista. Fermo oppositore del Fascismo, subì
negli anni seguenti varie aggressioni e soprusi da parte dello squadrismo di
regime. Condannato una prima volta nel 1925 a un anno di reclusione per
attività antifascista, subì una nuova condanna l'anno successivo
per aver favorito, insieme a C. Rosselli, F. Parri e altri, l'espatrio
clandestino di F. Turati in Francia. Durante l'esilio francese, cui anch'egli fu
costretto,
P. non interruppe l'attività di propaganda
antifascista, arrivando anche a subire una lieve condanna da parte del Tribunale
di Nizza. Rientrato in Italia clandestinamente alla fine del 1928, venne di
lì a poco arrestato e, nel novembre dell'anno successivo, condannato dal
Tribunale speciale a 11 anni di carcere. Scontata la pena (
P.
rifiutò la domanda di grazia inoltrata a Mussolini dalla madre), venne
mandato al confino prima sull'isola di Ponza, quindi a Ventotene, e poté
ritornare in libertà solo nell'agosto 1943. Raggiunta Roma, entrò
a far parte del primo esecutivo del ricostituito Partito Socialista e, insieme a
Saragat e a Nenni, partecipò attivamente alla difesa della capitale.
Arrestato nuovamente dalle SS naziste, fu condannato a morte, ma grazie
all'aiuto dei compagni, insieme a Saragat riuscì a evadere nel gennaio
1944 dal carcere di Regina Coeli. Giunto a Milano, entrò a far parte del
Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) in qualità di
rappresentante del Partito Socialista, apportando un contributo determinante ai
moti insurrezionali dell'aprile del 1945. Segretario del PSI nell'immediato
dopoguerra, unì all'attività politica quella giornalistica,
ricoprendo la carica di direttore dei quotidiani "Avanti!" (1946, 1948, 1950-52)
e del "Lavoro Nuovo" (1947-68) di Genova. Convinto assertore dell'autonomia
socialista, nel 1948
P. si oppose decisamente alla formazione di un
Fronte popolare comune, continuando tuttavia a operare sempre in direzione
dell'unità delle sinistre. Deputato alla Costituente e medaglia d'oro
della Resistenza, fu eletto in tutte le legislature a partire dal 1953. Eletto
presidente della Camera nel 1968 e riconfermato a seguito delle elezioni del
maggio 1972, abbandonò la carica nel 1976 per assumere, nel 1978, il
titolo di presidente della Repubblica, primo socialista nella storia del Paese.
La sua elezione fu sostenuta da una vasta maggioranza che escluse solo l'estrema
destra. Per la prima volta sotto il suo mandato venne affidato il compito per la
costituzione del nuovo Governo a laici e socialisti, così come vennero
adottate nuove soluzioni per fronteggiare le numerose crisi di Governo.
Ciò nonostante, più volte i suoi interventi e le sue dichiarazioni
suscitarono polemiche da parte di quanti vedevano in ciò una dilatazione
eccessiva delle competenze che il suo ruolo gli assegnava. Nel 1985, poco prima
della scadenza del mandato presidenziale, si dimise dalla carica.
P. fu
anche autore di scritti e memorie sull'antifascismo, fra i quali
Sei
condanne, due evasioni (1970) (Stella, Savona 1896 - Roma 1990).
Sandro Pertini
"Pertini: vocazione alla libertà" di Mario Guidotti